Crema, Cremona – Parte il 14 settembre il nuovo progetto di oncologia domiciliare proposto dall’unità operativa diretta da Gianluca Tomasello.
Voluto ed ideato dall’oncologo Salvatore Incardona, intende offrire cure oncologiche attive a casa del paziente che presenti disabilità motorie o fragilità che ne rendano difficile l’accesso alle strutture sanitarie.
I pazienti riceveranno una valutazione per conoscere il livello di fragilità basata sull’età, il grado di disabilità motoria e psichica, lo stato nutrizionale, la presenza di patologie concomitanti a quella tumorale.
Il percorso domiciliare verrà proposto ai pazienti con fragilità in terapia orale, sottocutanee o intramuscolari.
Prevede l’attivazione dell’ADI, in base ai percorsi già strutturati sul territorio, per l’esecuzione di prelievi (che verranno effettuati il giorno precedente la visita domiciliare) e per eventuali medicazioni, oltre alla valutazione clinica da parte dell’oncologo (il pomeriggio successivo al prelievo, solitamente il giovedì dalle 13 alle18) con la consegna degli esami ematici e dei farmaci orali o la somministrazione di terapie intramuscolari o sottocutanee.
Verrà istituita una agenda dedicata e, del percorso in essere, verrà informato il medico di medicina generale.
“Con gli stessi occhi – spiega Incardona – è una risposta concreta data da un’oncologia che non può essere solo ospedaliera, ma che si reca a casa del paziente e modula la cura tenendo conto delle esigenze manifestate.
Perché ognuno ha diritto alle cure, anche e soprattutto quando presenta disabilità, precedenti la diagnosi di tumore o causate dal tumore stesso. Questo progetto è espressione della volontà di curare finalmente ogni persona superando le barriere”.
Si tratta di un ulteriore passo avanti nell’ambito di una sanità che vuole farsi sempre più prossima.
“Un modo – chiarisce con soddisfazione il primario Gianluca Tomasello – per prendersi cura delle persone al domicilio, potendo contare sulla competenza e l’umanità di un nostro specialista”.
“La cura della persona che presenta un tumore va declinata tenendo conto di tutti gli aspetti che contribuiscono al suo benessere. Vista con gli occhi di chi è ammalato, si comprende bene quale grande valore abbia la possibilità di potersi curare nel proprio luogo di vita quotidiana, potendo condividere con le persone significative il tempo della malattia.
E’ proprio da queste considerazione che nasce l’idea di pensare a un’oncologia vista dagli occhi della persona ammalata di tumore, un’oncologia pensata per curare puntando alla qualità della vita” conclude Incardona.