lunedì 23 Settembre 2024

Alberi, alle origini del mondo

Codigoro, Ferrara. La splendida Abbazia di Pomposa ospita la mostra “ALBERI ~ Alle origini del mondo, un’opera installativa realizzata dall’artista-architetto Marisa Zattini.

Una installazione sulla scia della precedente mostra dell’artista “Alberi – La foresta che è in noi” che aveva trasformato il refettorio abbaziale in una foresta di ventidue alberi in vetroresina a formare un bosco significante, una enigmatica foresta fossile, un collegamento fra la terra e il cielo.

Dopo i ventidue alberi in vetroresina che lo scorso anno formavano una foresta fossile iniziatica oggi ritroviamo sezioni di un tronco vero, non artificiale. Un modo differente per riflettere sulle origini del mondo e sul nostro stesso esistere in rapporto al Tutto.

© Ph Gian Paolo Senni

«L’installazione –Serena Ciliani, Direttore dell’Abbazia di Pomposa e curatrice della mostra – completa il progetto Uomo-Natura avviato dall’artista la scorsa estate con l’opera La foresta che è in noi. In questa seconda fase espositiva, attraverso le sezioni di un albero ultracentenario caduto per calamità naturale, sezionato, incernierato e “segnato”, impresso attraverso il laser Marisa Zattini riunisce le ventidue lettere dell’alfabeto. L’Abbazia di Pomposa ribadisce così l’importanza di essere in stretta relazione con l’arte contemporanea per un ampliamento di emozioni e di innesti sinestetici».

«Se innalzare ventidue alberi, eretici | ermetici, i n vetroresina – sottolinea l’artista Marisa Zattini – era stata un’azione che mi aveva portato a ripercorrere un radicamento fra terra e cielo, ponendo un sigillo fra noi e Dio, ridisegnare l’alfabeto ebraico imprimendo col fuoco, nel durame dell’albero, ognuna delle ventidue lettere, mi ha permesso di perdermi nello spazio interiore della Natura originaria, sperimentando la continuità di una identica esperienza fra interno/ esterno. Nella ventitreesima sezione arborea ho impresso a fuoco un Ouroboros e ho posizionato il numero 137 che esprime il rapporto tra la luce e la materia e corrisponde, numerologicamente, alla parola Kabbalah».

Il catalogo edito per l’occasione documenterà l’opera nel suggestivo contesto architettonico grazie alla campagna fotografica dell’architetto Gian Paolo Senni, dando testimonianza di un allestimento che nel suo essere in relazione con lo spazio modifica l’emozionalità stessa dell’opera. Ad arricchire i contributi critici, oltre al testo della curatrice Serena Ciliani, un testo inedito del poeta-drammaturgo Fabrizio Parrini.

È antichissimo l’insediamento benedettino su quella che era l’Insula Pomposia, circondata da due rami del fiume e protetta dal mare. Centro monastico fiorente nell’anno 1000 votato ad una vita di preghiera e lavoro, la cui fortuna si legò alla figura dell’abate San Guido. Il monastero pomposiano accolse illustri personaggi del tempo, tra i quali è da ricordare Guido d’Arezzo, il monaco inventore della scrittura musicale basata sul sistema delle sette note. Chi ama l’arte antica non deve perdere l’occasione di ammirare nella basilica di Santa Maria uno dei cicli di affreschi più preziosi di tutta la provincia di ispirazione giottesca e il bellissimo pavimento a mosaico con intarsi di preziosi marmi collocati tra il VI e XII secolo.

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.

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