Gottolengo (Brescia) – Vorrei precisare che non amo particolarmente i rettili, o meglio provo per loro una naturale indifferenza . Sarà perché non sono in grado di relazioni complesse o perché mostrano strutture sociali mediamente semplici. Non sanno confortare e non chiedono attenzioni. E hanno occhi inquietanti.
Insomma nutro le mie quattro tartarughe di terra più per dovere che per vero amore, quando gli altri non possono farlo. Apprezzo che si infilino sotto terra ai primi freddi, per riemergere a primavera inoltrata.
Ma non è di loro che voglio parlare. Voglio raccontarvi di un piccolo rettile che da più di un anno vive proprio in casa nostra, intendo scorrazza nelle nostre stanze e nei nostri corridoi. E’ un geco.
L ‘ho scorto sul soffitto nel tardo autunno scorso, quando già faceva freddo. . Piccolo, un po’ grigio , con quelle zampette a ventosa. Probabilmente ha approfittato di una zanzariera rotta e si è sistemato nei nostri locali.
Era la prima volta che ne vedevo uno in pianura. So che è un parente della lucertola e naturalmente le assomiglia . Di giorno penso si nasconda dietro i mobili e non lo vedi, se non raramente. Di notte lo puoi sorprendere a passeggio o meglio a caccia.
Ha trascorso con noi tutto l’inverno, senza andare in letargo, visto che non sono mancati insetti di ogni tipo, comprese zanzare e mosche di cui va ghiotto.
Ho letto che i gechi purtroppo sono stati oggetto di falsi miti. Molte persone credevano che fossero dannosi o addirittura velenosi. Fortunatamente, in numerose culture si ritiene che il geco sia un portafortuna: è per questo che viene spesso raffigurato e tatuato.
Comunque è riservato, immobile e non crea alcun disturbo. Anzi si può mangiare centinaia di insetti in una notte sola. Altro che fornelli alla citronella! E’in grado di mimetizzarsi e la sua coda può spezzarsi e ricrescere. Può vivere anche dieci anni.
Al nostro auguro di lasciare però la casa e ritrovare la sua libertà. Di farlo spontaneamente, visto che la zanzariera ha ancora il solito passaggio. A voi lettori chiedo : “Ma come sono arrivati i gechi in pianura? ”